martedì 7 febbraio 2012

Paolo Moschetti: il mediano che imparò anche a far gol

Daniele Torri di alé Livorno

Negli anni '80 la Cuoiopelli era una delle realtà più accreditate, soprattutto per il lancio dei giovani. Il Livorno che nel 1986/87 vinse la coppa Italia semipro incontrò solo una sconfitta nel percorso dal girone eliminatorio alla finale e avvenne proprio a Santa Croce sull'Arno contro una formazione che oltre a Lazzerini allenatore e Tancredi direttore sportivo, aveva in rosa un ex, Ciardelli, e tre futuri amaranto: i due difensori daMommio e Nannipieri e un centrocampista ventunenne fatto di cuore, ritmo e visione di gioco. Uno di quei giocatori che in campo si sentono anche quando non si vedono, ma che gli appassionati avrebbero imparato a conoscere bene perché indossò l'amaranto per più di 100 volte fra campionato e coppa.
Paolo Moschetti approdò all'Ardenza ventitreenne nell'estate del 1988, campionato di C1, in una "squadra costruita con poco" che nonostante il cambio di tre allenatori (Franzon, Giampaglia e Renna) non ebbe mai occasione di esprimersi al meglio e alla fine retrocesse inesorabilmente. Per Moschetti un impatto tremendo visto che anche i due gol segnati, in coppa Italia con la Rondinella e in campionato a Mantova, coincisero con altrettante sconfitte, ma a fine stagione anche la consapevolezza di aver fatto il proprio dovere considerate le 31 presenze: "Te sai che ero uno che dava tutto, quindi negli sportivi livornesi ho sempre trovato riscontri positivi. Potevano dire che ero scarso, ma apprezzavano la grinta che mettevo."
Seconda stagione 1989/90, campionato di C2 che il Livorno chiuse a metà classifica pur salvandosi matematicamente solo all'ultima giornata. Altri tre allenatori (ri-Giampaglia, Viciani e Onesti) ad alternarsi alla guida, ma Moschetti fu ancora tra i punti fissi per chiunque e le presenze che si contano sono nuovamente 30, impreziosite dal gol segnato a Cuneo che permise agli amaranto di cogliere un prezioso pareggio. "L'anno della C2 la società rimase la solita e infatti ci fù il fallimento. La squadra era validissima con tanti nomi illustri (Criscimanni, Benedetti e Paleari venivano da categorie superiori), purtroppo in quel periodo eravamo più dagli avvocati che ad allenarci..." Se l'anno prima si incrociò i tacchetti con avversari destinati a carriere radiose come Protti, Silenzi e Bresciani ("Io mi ricoro ancora Pizzi. Giocava nel Vicenza e sarebbe arrivato in serie A con Parma e Inter; aveva talento da vendere"), nell'anno della C2 affianca in amaranto una mezzapunta di grande levatura tecnica: "Acciuga lo ricordo come un giocatore con tanto talento e poco incline al lavoro. Ottimo ragazzo, era un semplice che si vestiva da conte. Ua grande personalità."
Due anni separati e nel frattempo il Livorno deve ripartire dall'Eccellenza. Nel 1992-93, per il campionato di CND con cui il neo-presidente Achilli aspira a riconquistare la C2 arrivano molti giocatori da Pavia; tra questi c'è Paolo Moschetti che nella borsa con le scarpette tacchettate, oltre alle caratteristiche note di podista e combattente, porta anche tanti gol: 17 in 29 partite! "Si era scesi di una categoria, certo, inoltre Pavia mi era servita a crescere, ma soprattutto avevo acquisito più sicurezza dei miei mezzi." Il Livorno parte male e nella sconfitta di Savona alla prima giornata Frappietri calcia a lato un rigore. All'esordio in casa Moschetti debutta con una doppietta decisiva e due settimane dopo, firmando un'altra coppia di gol a Santa Margherita Ligure, diviene anche il rigorista della squadra. Alcuni gol sono di fattura veramente pregevole come la punizione di Sarzana che dal limite dell'area fende la barriera alzandosi e termina la corsa gonfiando il sacco sotto la traversa "Una grande punizione. Ma il gol più bello lo feci con la Sanremese, ombrello e tiro al volo. Ogni volta che tiravo facevo gol, fu un anno magnifico." La stagione scorre tutta in rincorsa alla Vogherese che alla fine conquista il primato "(...) loro avevano più giocatori forti. Noi meno, ti dimostra il fatto che il capocannoniere fui io ah ah ah...", ma al Livorno per esser ripescato serve il secondo posto e nello scontro diretto dell'ultima giornata a Rapallo, dove è sufficiente un pareggio, il tabellino accanto all'ex Navone, marca nuovamente Moschetti: nell'ultima partita l'ultimo regalo a quella città che non dimentica:
"LIVORNO è una fede. Nel sottopassaggio c'èra una frase: LIVORNO VI AMA, A me è rimasta dentro... Poi i tifosi: ho visto gente piangere e gioire (un pò meno) gente vera. Le discussioni che avevo coi tifosi a Tirrenia sono memorabili. In seguito, girando altre squadre, non ho più trovato le stesse sensazioni di amore e di appartenenza ad una squadra." Allora perché non rimase? "Avevo una scrittura con Achilli per tre anni; quello era il primo. Uno scritto dove c'era l'accordo economico che lui non voleva mantenere. Mi sentii offeso e preso in giro, così decisi di non firmare la sua proposta." Non preoccuparti Paolo. Il tuo nome nella Storia del Livorno era già scritto e lo sarà sempre.

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