mercoledì 14 dicembre 2011

Alberto Francesconi: il primo bomber della rinascita

Daniele Torri di alé Livorno

A Prato in una squadretta di periferia, la Vigor Cicognini, un ragazzo di 18 anni segna 28 gol in campionato calamitando l'attenzione dei talent-scout. A Lucca, in maglia rossonera, un attaccante di 41 anni passati decide il derby in Eccellenza firmando il gol decisivo a stendere il Pisa. Cos'hanno in comune? Tutto, perché stiamo parlando della stessa persona.
Alberto Francesconi, professione attaccante, oltre un ventennio di scompiglio nelle aree avversarie, non dimentica, come non li dimentichiamo noi, i due campionati (1991-92 e 1992-93) che trascorse a Livorno da seconda punta, mettendo insieme quasi una trentina di gol fra campionato e coppa.
Il Livorno si apprestava ad affrontare il campionato di C2 e Papadopulo se lo portò in ritiro a Pomarance; quindici giorni di fatiche, i primi duelli in allenamento con difensori esperti quali daMommio e Bazeu e "poi la 'bella' notizia del fallimento, una novità per l'epoca. L'atmosfera era di incredulità e scetticismo. Si doveva ripartire dall'Eccellenza e fin dall'esordio a Volterra sono iniziati gli sfottò da parte avversaria, ma è bastata qualche partita per riportare il sorriso a tutti perché fu una cavalcata entusiasmante."
Il Livorno infatti, nonostante il tempo limitato e l'automatico svincolo di giocatori da categoria superiore ha mantenuto in rosa due elementi di spessore come Tano Salvi e Fulvio Navone, riuscendo a costruirgli intorno una squadra che assumerà da subito l'andatura di uno schiacciasassi. Francesconi alla prima in campionato all'Ardenza, per dirla con Gianni Massone dalle colonne de Il Tirreno usa il grimaldello x scardinare la difesa della Foianese dopo appena 6 minuti. Ed è solo l'inizio della sua grande stagione che ci racconta così: “Non abbiamo più mollato l'osso, e abbiamo stravinto il campionato. Per me inizialmente risultava tutto difficile, perché quando mister Brilli mi diceva "Francesconi mettiti in zona luce, scarica e sovrapponi" io cascavo dalle nuvole. Ci ho messo un bel po' per capire... Giocavo in coppia con Rosati, alle spalle il trequartista era Navone. Con Salvi o Biagiotti sulla destra e Dinelli sulla sinistra, segnai una ventina di gol fra campionato e coppa, aiutato da qualche rigore che con un po' di attributi decisi di tirare 'levando il pallone' a compagni più titolati, forse per incoscienza. Ricordo che un po' tutti mi presero in simpatia, ero il bimbo inesperto, ancora giovanissimo e all'oscuro di tanti meccanismi che il calcio ti insegna.
Per il Francesconi 'bimbo' sono le prime esperienze con un certo tipo di dirigenza “ricordo che il presidente Caresana, perse la scommessa che a Natale avremmo avuto 10 punti di vantaggio sulla seconda e regalò a tutti il primo cellulare della Motorola, una sorta di cabina telefonica tanto era peso e ingombrante, ma che portai a casa molto orgogliosamente come un trofeo“, il primo impatto da protagonista in un ambiente come l'Ardenza “uno stadio che porto nel cuore, così come la città. Il culmine si raggiunse all'ultima di andata con gli 8000 dello scontro al vertice Livorno - Staggia Senese. Il gol che segnai e servì a sbloccare il risultato è uno dei ricordi più belli della mia carriera, poi raddoppiò Fabio Dinelli” e anche il rapporto ravvicinato con giocatori in grado di fare la differenza come Navone “Fulvio era un grande: umile, saggio, esperto, aveva giocato a lungo nella serie C1 di quell'epoca. Fortissimo tatticamente, fu il primo centrocampista che vidi in grado di fare inserimenti devastanti.
Poi l'anno successivo l'approdo al Campionato Nazionale Dilettanti con l'arrivo di Achilli le riconferme si contano sulle dita di una mano: “Accadde l'impensabile, giocatori amati come Navone, costretti ad abbandonare quegli spogliatoi appena riconquistati. Il Patron portò tutto il Pavia nella rosa. Io, solo dopo qualche vicissitudine burocratica, tornai in amaranto.” Per il bimbo debutto alla tredicesima giornata; nella successiva decide Livorno – Sanremese con un gol al 10' e da lì non esce più di squadra. “Non fu un'annata per me particolarmente lucente, in quanto ero partito nei paracadutisti. Fare il militare e il giocatore da novembre in poi non è stato per niente facile. Non segnai molte reti e sulla nostra strada trovammo una Vogherese costante che ci tenne in scacco fino alla fine del campionato.
Con una promozione centrata e un'altra mancata per un soffio nel curriculum, oltre ai gol portati in dote, Alberto Francesconi, nato il 25 settembre del 1970, 80kg per un'altezza di 184cm venne ceduto al Ponsacco. “Sono nato e mi sento una seconda punta, scarso spalle alla porta ma forte nello sfruttare a tempo gli spazi, la resistenza e la progressione sono state le mie armi in più.“ E con la resistenza, con la progressione e quegli inserimenti perentori aiutò il Livorno dei primi anni novanta a ripartire inscrivendo il suo nome nella nostra Storia.

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