venerdì 23 luglio 2010
Amoroso e il tifo moderno
Prendendo per buono quel che scrivono i giornali e fino a mancanza di smentite è giusto farlo, un articolo de Il Tirreno datato 20 luglio 2010 attribuisce dei virgolettati piuttosto impegnativi a Christian Amoroso. Frasi che riportiamo:
"Ho saputo dal mio procuratore che il Livorno è interessato e aspetto che la trattativa vada a buon fine. Per conto mio non metto alcun ostacolo. Si tratta soltanto di parlare dell'ingaggio in quanto sono libero."
"Il mister mi conosce, sono un centrocampista di regia..."
"Sarebbe ottimale se ci fosse un accordo perché potrei svolgere la preparazione"
"Penso che se c'è la volontà da parte del Livorno un accordo si possa trovare"
Alla luce di queste, attualmente NON smentite, dichiarazioni pare strano quanto si legge due giorni dopo, ovvero che Amoroso all'ultimo momento, secondo una frase di Spinelli riportata su La Nazione «non se la sente più di venire a Livorno per le sue origini».
Viene da chiedersi perché due giorni fa il centrocampista non conoscesse i rapporti fra Livorno e Pisa, ma per non fare la figura degli ingenui, viene anche da pensare che con tutta probabilità l'idea di restare disoccupato da parte del giocatore sia maturata per cause esterne alla sua volontà effettiva. Perché Amoroso ha una compagna con prole annessa e se il primo pensiero di un uomo 'normale' è nutrire i familiari, non si può certo trascurare di farlo in posti a rischio incolumità.
Negli anni sessanta poteva capitare di trovare un figurino Panini con Balestri e Ribechini, due pisani, in maglia amaranto. Così come poteva capitare che lo stesso Ribechini, dopo aver deciso un derby nel 1963-64, rubasse il pallone a fine partita per ostentarlo in faccia ai concittadini portandolo in macchina come un trofeo.
Per non dirla da una sola campana, ricordo Mungai, il quale dopo esser stato idolo dei tifosi amaranto ed essersi visto vanificare una doppietta nel giorno dell'Arena allagata con rissa in campo, passò in nerazzurro per innamorarsi di una città che avrebbe anche dato i natali a sua figlia.
Oggi i tempi sono cambiati, ma la cosa che più fa ridere amaro è che con tutta probabilità chi annulla il campanilismo riducendolo a misero odio, come ormai succede un po' ovunque, sono gli stessi che gridano "No al calcio moderno" non rendendosi conto di esserci ormai dentro fino al collo.
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