domenica 27 giugno 2010

Miguèl Vitulano

di Daniele Torri (www.alelivorno.it)

Limitare il ricordo di Miguèl Vitulano a quel derby del 22 aprile 1979 io credo sia, oltre che ignoranza, una assoluta mancanza di rispetto per quel "gaucho" che per quattro campionati di seguito, a cavallo tra il 1976 ed il 1980, portò sul campo la maglia amaranto con la grinta di un gladiatore, armato soltanto di due baffi fuori misura e un piede sinistro di potenza inaudita.
Non può neppure valere per Miguèl la banale retorica dell'uomo che fuori è stato addirittura migliore che in campo, perché in realtà Vitulano dal verde terreno di gioco di via dei pensieri non ne è mai uscito. Vederlo camminare per una via del centro e non avere il coraggio di salutarlo, non ti impediva di leggergli in faccia quella timida fierezza nell'aver comunque capito di essere stato l'idolo della gioventù di parecchi; tempo fa, quando su questo sito tributammo un omaggio alla difesa dei suoi tempi, lo intervistai approcciando candidamente per paura di disturbare e mi ritrovai travolto da uno scrigno
di ricordi nitidi e orgogliosi, dalla passione per una squadra e una città diventate ormai sue.
Esordì in amaranto il 3 ottobre del 1976 con una sconfitta a san Giovanni Valdarno al cospetto di un portiere che in seguito avrebbe ritrovato in partite più calde: Walter Ciappi, lui si di Buenos Aires, mentre Miguèl che per tutti era argentino era nato a Manfredonia ed emigrato in seguito. A due settimane dall'esordio le prime soddisfazioni labroniche con una doppietta che valse il pareggio al Mirabello di Reggio Emilia oggi in disuso, poi un'annata durante la quale con l'8 sulle spalle raccolse da Romoletto Graziani il testimone per diventare il simbolo di una tifoseria ed il capo-cannoniere che fu per i tre anni a venire. L'investitura ufficiale il 21 novembre 1976, derby all'Ardenza firmato con l'1-0 decisivo. Numerose le doppiette segnate (ricordiamo nel magico 1977/78 quelle nei derby contro
Grosseto e Pisa), almeno tre i numeri di maglia indossati con il passaggio dall'8 all'11 e l'ultima stagione a sfiorare la promozione in B con il 9. Il 4 giugno del 1978 prima di Livorno - Chieti venne premiato come miglior amaranto della stagione e nel 1979 a Pisa trafisse Ciappi con il fendente rasoterra che, come dicevo, è soltanto la ciliegina in cima agli strati di una torta fatta di sudore, gomitate, tiri senza guardare, rigori segnati e no, interventi in scivolata, colpi di testa e pugni al cielo sulla pista di atletica sollevati 36 volte in 129 partite con una maglia di cotone senza sponsor e senza bisogno del nome per capire chi l'aveva addosso: Miguèl Vitulano.
Per me, che all'epoca cominciavo ad andare allo stadio, i cinque momenti che meglio raccontano l'avventura amaranto di Miguèl Vitulano sono questi:
- 5 marzo 1978: giornata di derby e cugini in vantaggio a 25' dal termine; Vitulano pareggia con un insolito gol di testa, dieci minuti dopo interviene in scivolata nettamente in ritardo, ma quel tanto che basta per mandare Ciappi all'ospedale, quindi all'84' scaraventa in rete il rigore decisivo spiazzando il numero 12.
- 19 novembre 1978: contro il Barletta, viene accordato un rigore nel primo tempo; tutti in piedi ad aspettare la bomba e Vitulano che inaspettatamente rinuncia alla soluzione di potenza per angolare (poco) di piatto sinistro: parato.
- 2 marzo 1980: il gol di Vitulano in Livorno - Chieti è così commentato da Mario Ferretti: "al 21' uno scambio sulla sinistra tra Venturini e Vitulano, consente al numero 9 amaranto di sparare una bomba da posizione angolata; Marigo abbozza la parata, ma niente può fare su un gol che la "Domenica Sportiva" collocherebbe tra i migliori del mese."
- 8 giugno 1980: ultima partita in amaranto di Miguèl; a Salerno il Livorno vince 1-0 con un gol del cannoniere pronto a raccogliere una corta respinta del portiere. Purtroppo la concomitante vittoria del Foggia lascia gli amaranto in terza posizione e sfuma il sogno della B.
- 28 aprile 1991: Vitulano che nella primavera del '91 corre in aiuto ad una società alla frutta inventandosi allenatore, riesce nell'impresa di far segnare Limetti; l'attaccante a cui mancava il gol da 18 partite si fa tutto il campo di corsa per andare ad abbracciare il mister con i baffi.
Già, i baffi. Nonostante tutto restano la caratteristica principale di colui che è rimasto l'idolo della tifoseria per il ventennio che ha preceduto Protti e Lucarelli, il cannoniere che venne "da lontano per segnare tanti gol" come diceva la sua canzone ispirata dalla reclame del Merendero, un uomo per bene che si è buttato in pasto a mille difese prima che la simulazione, l'urlo, la protesta ci regalassero l'attaccante moderno.
Cosa desidero per lui stasera? Una maglia amaranto di cotone a maniche lunghe senza sponsor né altro e un minuto di silenzio assoluto prima che tutta la sua gente gli tributi l'applauso più commosso.

Ciao Miguèl!

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