domenica 27 giugno 2010

Cinque ragazzi in gamba

di Daniele Torri (www.alelivorno.it)


Per chi frequentava l'Ardenza negli anni a cavallo tra i '70 e gli '80 una parte della formazione amaranto divenne come un ritornello. Era un calcio senza turnover (bei tempi...) figuratevi se in serie C1 si potevano assemblare rose per coprire ogni ruolo con almeno due effettivi; c'era il titolare e c'era la riserva. E quando i titolari portavano questi nomi: Azzali, Mucci, Tormen, Petrangeli, Cappelletti, il panchinaro di turno per vedere il campo doveva attendere infortuni o squalifiche. Cinque numeri consecutivi 2,3,4,5,6 senza bisogno del cognome sulla maglia, cinque elementi che formavano l'ossatura difensiva del Livorno di Burgnich (1978/79 e 1979/80) e lo facevano con profitto; ad affermarlo, più che le mie parole da giovane tifoso di allora, sono le cifre che, limitandosi alle partite di campionato, parlano di una difesa di ferro, schierata nell'insieme per 51 partite e capitolata soltanto in 23 occasioni (fatevi la media ed otterrete meno di mezzo gol a partita). Il 22 ottobre del 1978 al Porta Elisa di Lucca fu schierata per la prima volta la difesa con lo schema che prevedeva Claudio Azzali (1956) terzino destro, Luciano Mucci (livornese 1957) terzino sinistro, Antonio Tormen (1955) mediano, Giancarlo Petrangeli (1954) stopper e Gigi Cappelletti (1947) libero e capitano; quel giorno in porta c'era Stefano Tacconi, l'anno successivo dopo le prime giornate disputate da Incontri si affermò Luigi Bertolini, fu la stagione in cui a Livorno si sognò e si sfiorò la B alla fine di un girone di ritorno appassionante. Per ricordare questo quintetto, abbiamo pensato di rivolgerci a chi li ha conosciuti sul campo, e ci è sembrato interessante raccogliere il punto di vista di qualcuno che giostrava loro davanti, Miguel Vitulano, come quello di chi invece seguiva la partita alle loro spalle, Luigi Bertolini. Ne è scaturito un interessante dibattito che non si è limitato alla disamina tecnico-tattica, ma ci ha fatto rivivere una breve e meravigliosa stagione del calcio livornese sull'entusiasmo dell'unica formazione che tra il 1971 e il 1997 ha visto la serie B da vicino. Giocare a Livorno in quel periodo doveva essere meraviglioso, il parere è unanime e non si limita all'aspetto professionale, ma si estende alle persone che orbitavano intorno alla squadra tifosi compresi, per non parlare del compianto Gino Merlo, l'allenatore dei portieri che Bertolini porta ancora nel cuore inquadrandolo a metà tra un nonno e un amico. Solo alla Società, barcollante come sempre in quel periodo, si potrebbero fare alcuni appunti. I giudizi sul quintetto difensivo giungono positivi da entrambi: Vitulano ne ricorda l'affiatamento e sottolinea come questi elementi abbinassero una discreta tecnica ad una notevole capacità fisica, Bertolini oltre alla freschezza dovuta alla giovane età (tranne il libero siamo dai 26 in giù) applaude ancora le doti caratteriali di Cappelletti che definisce 'persona vera' e fa notare che stiamo parlando di gente (è il caso di Azzali, Petrangeli, Tormen e lo stesso portiere) che avrebbe proseguito la carriera approdando a campionati superiori. Vitulano nel tessere le lodi di Petrangeli, roccioso e grintoso come la parola stopper, lo racconta come un giocatore di statura non elevata, eppure in grado di competere anche sulle palle alte. E allora? Torniamo a chiederci come sia stato possibile non riuscire ad ottenere la promozione ed il discorso cade sui 12 risultati senza gol che per un campionato di vertice sono un po' troppi anche se la vittoria vale 2 punti. Le 20 reti finali che per più della metà (12) hanno le firme di Vitulano e Venturini, obiettivamente poche, sono il simbolo di una squadra che non sempre ha tradotto in cinismo e determinazione d'attacco la grinta e l'impermeabilità difensiva considerando anche un centrocampo di lusso imperniato su Bedin che per la C1 era oro colato. Per non lasciarci con l'amaro in bocca, chiudiamo tornando sui magnifici 5 e la mia domanda è: quanto fu importante Tarcisio Burgnich per il rendimento della difesa? Vitulano non ha dubbi nel definirlo fondamentale e ricorda come a quei tempi fu uno dei primi a schierare una zona mista in cui Petrangeli e Azzali si scambiavano l'avversario da marcare in base ai movimenti, Bertolini dal canto suo, ritiene che l'importanza del mister, più che a sull'insegnamento si espresse a livello umano. Un lavoro sulla persona che ancora oggi non viene dimenticato da chi considera Tarcisio Burgnich un uomo per bene. Noi che non lo conosciamo personalmente, prendiamo per buone le parole del portiere emiliano, ma soprattutto lo ringrazieremo sempre per aver schierato più di cinquanta volte Azzali, Mucci, Tormen, Petrangeli e Cappelletti

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