Nella vita ci sono giorni nei quali accadono eventi che per diventare "storici", devono contenere qualcosa di straordinario, ma non leggibile in presa diretta. Necessitano di altri tanti giorni utili a sottolinearne e consolidarne l’unicità.
E’ il destino di domenica 3 novembre 1985. Allo stadio di Ardenza c’è Livorno-Sorrento, settima giornata del campionato di C1 girone B. Tutto sembra fatto apposta per condannare quella domenica all’oblio. Il sole pallido è totalmente incapace di scaldare le anime amaranto. D’altronde la squadra di Armando Onesti sta disputando una stagione insipida, come tante altre: sei partite, sei pareggi. Noia mortale. Eppure nel grigiore generale nasce una stella destinata ad illuminare il firmamento amaranto a tempo indeterminato. Succede Tutto al 44’ del primo tempo. I campani hanno appena pareggiato. Palla al centro.
E proprio di centro si tratta, perché attorno a quel ragazzo con la testa bendata per un colpo ricevuto qualche minuto prima, il Livorno costruirà la propria rinascita, poggerà le fondamenta su cui, nei decenni successivi, edificherà i migliori anni della storia del club. Quel centro di tutto si chiama Igor Protti. Ha compiuto 18 anni da 41 giorni. Prende il pallone e sul campo spelacchiato, inscena uno slalom gigante. Salta il Sorrento e il suo golfo. Arriva al limite dell’area e spara un destro sporco a incrociare. Il pallone bacia il palo alla destra del portiere Porrino e si insacca nella porta sotto la curva sud.
Nessuno può saperlo, ma in quel gol segnato da solo contro tutti, in quel modo rabbioso di togliersi la benda c’è la summa della tempra di Igor Protti. C’è il suo sconfinato talento, c’è la sua garra, l’incapacità cronica di arrendersi, c’è tutta la sostanza amaranto che scorre nelle sue vene.
Nella storia del Livorno calcio c’è un prima e un dopo Igor Protti. C’è una vita priva di speranze e di sogni frustrati. E una nella quale, grazie all’esempio di Protti, l’uomo della promessa mantenuta (‘tornerò per portare Livorno in serie B’), quei sogni mostruosamente proibiti a generazioni di tifosi, sono diventati realtà. A ripensarci oggi, ci sentiamo ancora tutti bambini, incantati.
La rete con il Sorrento però è il primo bacio. Il primo di 124 (in campionato) «gioie che ho dato alla mia gente» come ama ripetere Protti. 124 momenti da dimenticare per i nostri avversari. A quel 3 novembre sono bastati pochi mesi per diventare storico. 20 anni per diventare leggendario. E’ successo 7140 giorni dopo quando Igor, a 37 anni e mezzo, ha segnato l’ultimo dei 124 gol amaranto. In serie A contro la Juventus, nella stessa porta sotto la sud.
E la storia continua, perché Protti è per sempre. Giacca, pantalone stretto, sciarpa amaranto al collo. Da dirigente, da tifoso, da livornese. A dare l’esempio. A insegnare che cosa significa indossare questa maglia che non ha eguali. A illuminare la strada della rinascita.
Fabrizio Pucci da IL TIRRENO del 3/11/2021
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