mercoledì 12 giugno 2013

Claudio Grauso che diventò uomo in maglia amaranto

di Daniele Torri

C'è una foto che rappresenta in modo particolare la festa del Livorno per il ritorno in serie A. L'ha scattata dagli spalti il nostro Amex DVS. Davanti Protti e Balleri, il capitano di sempre e un nativo che spesso ci ha degnamente rappresentato in serie A; sullo sfondo, quasi in penombra, Acciuga Allegri presente per la prima volta ad una festa amaranto, presumibilmente soltanto perché allena una cosiddetta grande; in mezzo la nostra Storia con quattro di quei ragazzi che Osvaldo Jaconi definì "uomini disposti a sposare una causa".
Uno di loro, Claudio Grauso, ha attraversato la vicenda amaranto per cinque lunghissimi anni che, mentre per lui significavano l'inizio (e l'apice) della carriera, per gli sportivi amaranto hanno rappresentato l'uscita dal trentennale purgatorio della serie C e successivamente la conquista del paradiso chiamato Serie A sognata per 55 interminabili anni.
Claudìno approdò all'Ardenza dall'Alessandria dove aveva condiviso il campo con Luca Marcato, un altro che all'Armando Picchi per spirito di sacrificio aveva lasciato un buon ricordo. Dopo l'esordio, subentrando a Nofri, nella vittoriosa trasferta di Porto Torres in Coppa Italia, la partenza in campionato lo vide spesso titolare, cosicché all'Ardenza il pubblico fece presto ad affezionarsi a quel ragazzino tutto nervi tanto abile a recuperare palla quanto a porgerla al compagno più vicino, spesso Mimmo diCarlo. Ed all'ombra dell'esperienza del capitano Grauso collezionò le prime 36 presenze in una stagione entusiasmante che finì malissimo, ma divenne indispensabile trampolino di lancio per la successiva. Durante la finale dei playoff, in cui il Como pensò (e riuscì) solo a difendersi sia diCarlo che Grauso si abbandonarono alla frustrazione che significò cartellino rosso eppure senza quella finale persa, oggi non si racconterebbe quel meraviglioso 2001/02.
Già perché se nel primo anno Claudìno, studiando da Protti, diCarlo e Vanigli, aveva imparato l'appartenenza, il rispetto dei tifosi e l'importanza del derby (vincendolo sia a Livorno che a Pisa), nell'anno successivo si concretizzò la maestosa cavalcata che in 34 giornate sconfisse Mandorlini e il suo Spezia grazie a 20 vittorie e 13 pareggi. In 29 occasioni, fra campionato e Coppa Italia, Grauso indossò degnamente l'amaranto riuscendo anche a segnare i primi due gol da professionista: contro il Lecco a tempo scaduto sotto il diluvio e ad Alzano tra la neve dicembrina con un bellissimo destro da fuori area che tolse la ragnatela all'angolo alto.
Il 2002/03 fu l'esordio in serie B e mentre il Livorno si salvava tranquillamente già alla fine del girone di andata, Grauso mise in fila 34 presenze (campionato e Coppa Italia) sotto la guida di Donadoni e dopo aver fatto legna per diCarlo e Gelsi, venne il turno di Bortolazzi. Il piccolo mediano cresceva ed era già alle soglie della centesima in maglia amaranto; il meglio doveva ancora venire...
Stagione 2003/04: nel centrocampo di Mazzarri, tra Ruotolo e Passoni, c'è spazio anche per le 33 presenze che il PitBull impreziosisce con un gol che tra bellezza ed importanza sta tranquillamente tra i primi cinque di cento anni di storia. Succede al 65' di un Livorno - Como in cui i labronici stanno rivivendo incubi dei playoff già raccontati; lariani prima in vantaggio con Makinwa e poi raggiunti da un'incornata di Protti. Pochi minuti della ripresa e vengono espulsi Ciaramitaro e Cannarsa, ma lo stadio spinge la squadra e la squadra ha tante di quelle palle che nonostante i due uomini in meno su un cross di Biliotti si ritrova col mediano a centro area ed è lì che Claudio Grauso (nato a Torino il 18 marzo del 1979) stampa a fuoco il suo nome nella Storia con la rovesciata che sorprende i difensori e spiazza il portiere. Il Livorno resiste e porta via un 2-1 che lo stesso Grauso commenterà così: "Io penso che questa partita si ricorderà per tanto tempo. Secondo me i tifosi sono ancora lì che cantano". A fine stagione sarà Serie A e Grauso vestirà ancora l'amaranto.
Nel 2004/05 il Livorno si salva abbastanza agevolmente e Grauso dopo il poco spazio avuto da Colomba, nel girone di ritorno ritrova Donadoni ed il posto di titolare in pianta stabile così da portare a casa altre 23 maglie amaranto che alla fine saranno 154 con tre splendidi gol e miliardi di palle recuperate. Il giorno dell'addio di Protti al calcio è tra i primi a correre per tributare un abbraccio al capitano interrompendo la partita in corso; l'arbitro e la Juventus possono aspettare e anche questo la gente non lo dimentica.
Anche se è passato del tempo, ci si stupisce a leggere le parole di Claudìno che dopo l'accoglienza ricevuta a distanza di anni scrive su FaceBook: "Per me,che non sono stato un campione,è veramente emozionante tornare dopo tanti anni qui e trovare uno stadio intero che intona il mio nome".
Claudio lascialo decidere a noi se sei stato o no un campione. Almeno per cinque anni lo sei stato. Eccome se lo sei stato.

Nessun commento:

Posta un commento