lunedì 2 agosto 2010

BoboGori, ricordo di un portiere

di Daniele Torri (www.alelivorno.it)

Quella di pulire di continuo la mia area dai sassolini non era una mania, ma una superstizione. Una volta che non lo feci presi subito gol…BoboGori



Il primo febbraio del 1970 all'Ardenza, contro il Livorno che annaspa nelle ultime posizioni di una serie B partita male, c'è il Varese capolista. Si tratta di una delle prime partite di Armando Picchi da allenatore, così come l'ultima presenza in tribuna da tifoso di un Mario Magnozzi ormai sul viale del tramonto. Quel giorno tra gli amaranto, che strappano uno 0-0 di valore inestimabile, si distingue un portiere soprattutto quando nel secondo tempo sfodera il colpo di reni necessario a togliere dal sette l'intelligente traiettoria di Roberto Bettega; quel portiere si chiama Roberto Gori, ma per tutti erà e sarà sempre "Bobo".
Non fu quella l'occasione in cui Livorno scoprì BoboGori (si, tuttoattaccato); il numero 1 nativo di Piombino era protagonista dal 1967-68.
La convivenza con un compagno Gori la portò avanti per tutta la carriera amaranto, alternandosi con l'altro grande del periodo, Renato Bellinelli, in un calcio in cui era appena nato il numero 12, ma si poteva giocare il campionato delle riserve deMartino. Dalla stagione 1967-68 alla 1971-72, cinque anni con 110 presenze per noi che contiamo anche la coppa Italia e come non contarla se si pensa che durante una di quelle presenze fu umiliato per 2-0 il Cagliari di Gigi Riva fresco di scudetto?

BoboGori nel corso degli anni, oltre alle indubbie qualità tecniche e temperamentali dimostrate spesso negli interventi in uscita durante un'epoca in cui i guanti erano un optional e i palloni erano di cuoio, si fece amare dai livornesi anche per doti caratteriali a dir poco guascone. Durante il derby dei 25.000 e passa, ipnotizzò il nerazzurro Joan che presentatogli davanti in assoluta solitudine convertì il pallonetto in un passaggio al portiere per poi leggere il giorno dopo su Il Tirreno: "Voleva farmi fesso, gliel'ho sfilata di sotto il naso!". In occasione di un rigore contro l'Atalanta si fece beffa di Novellini che mentre si apprestava a mettere la palla sul dischetto se lo sentì passare alle spalle e controllare il numero, neanche fosse stato l'arbitro, prima della provocazione: "Ah lo tiri te? Allora mi butto a destra...". L'attaccante bergamasco diresse a sinistra, Bobo fece lo stesso e con la respinta salvò il risultato.
Chiudiamo gli aneddoti citando l'autoironia di un calciatore che, non dimentichiamolo, tra il 18 gennaio e il 5 aprile del 1970 in undici partite subì soltanto un gol su punizione. Proprio quel tiro franco che, trasformato da Bertarelli dell'Arezzo, causò una reazione spropositata del grande Bobo, il quale se la prese con compagni, arbitro e avversari prima di presentarsi in sala stampa amettendo le sue colpe e commentando così: "Sono rimasto talmente sorpreso ed amareggiato, che mi è scappata quella reazione..."

Quando incappate, soprattutto i giovani lettori, in una delle solite interviste scontate dei portieri moderni, imaginate una maglia tutta nera, il numero 1 bianco cucito sulle spalle, un cappellino, le mani nude e tanto, tanto coraggio; questo è stato BoboGori.

1 commento:

  1. Questo articolo a Daniele gliel'hanno commissionato per errore, ma è venuto talmente bello che era un peccato rimuoverlo.

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